La seta, la castagna e l’odore del tabacco

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08/10/2017   16:15

Cave sorge nell’alta Valle del Sacco, alle falde meridionali dei Monti Prenestini. Deve il suo nome alle cave di pozzolana (tufo vulcanico) e breccia scavate anticamente per soddisfare le esigenze della vicina Praeneste, l’odierna Palestrina. Il primo nucleo abitativo risale all’alto Medio Evo e si insediò intorno ad alcuni monasteri benedettini dipendenti dall'abbazia di Subiaco. Attualmente a Cave risiedono oltre 11 mila persone, ma all’epoca le poche case si stendevano intorno al Castello Trebano (in latino “Castrum Trebanum) dove vissero i nobili feudatari del luogo: i Caetani, i Conti, i Borgia, i Carafa e soprattutto gli Annibaldi e i Colonna. Quest’ultimi furono determinanti per la firma del trattato che il 14 settembre del 1557 pose fine alla guerra del sale tra lo Stato Pontificio e la Spagna.
Il territorio dell’odierna Cave era sotto il governo di Preneste (Palestrina) ed era poco più di un accampamento militare coi suoi giacimenti di tufo.
Ad abitare per primi cave furono gli sfollati dei villaggi di Valmontone - anch’essa appartenente all’antica Palestrina, quindi colonia romana – saccheggiati dall’esule Coriolano che voleva vendicarsi. La storia narra che Coriiolano saccheggiò Valmontone, Gallicano e Lugnano, allora i superstiti fondarono Cave. La leggenda racconta che Coriolano si schierò con l’esercito nemico (dei Volsci) per vendicarsi di Roma che lo aveva esiliato. Ma non appena fu pronto ad attaccare la città, il pianto di sua madre Vetruria e di altre donne lo commosse e lo fece desistere: il suo assedio avrebbe lasciato anche Cave e gli altri villaggi alla mercé dei Volsci distruggendo intere famiglie.
A Cave presto furono costruiti chiese e monasteri di campagna. Le prime religiose ad abitarlo furono le suore di San Criaco di Roma, alle quali Papa Stefano III (siamo nell’VIII secolo d.c) concesse i diritti di dominio sulla terra e tutte le chiese. Nei secoli successivi, grazie ai suoi rapporti felici con Marino, Cave fiorì sotto i feudatari Annibaldi e Colonna. Nel Rinascimento Cave passò da poche centinaia a migliaia di abitanti. Sorsero anche molte confraternite e ospedali che si occupavano dei poveri e questo rappresentò di sicuro un richiamo importante per i viandanti che ivi si stabilirono.: l’ospedale Fatebenefratelli, l’opera al Monte Frumentario, al Monte delle orfane, il Legato Mastricola e l’ospedale Mattei sorsero dal XVI secolo in poi. Col passare del tempo Cave si trasforma in un grande centro urbano, si emancipa dal governo baronale (i Mattei , i Leoncelli, i Venzi e i Clementi sono le famiglie più importanti) e passa allo Stato Pontificio fino all’unità d’Italia. All’inizio del XX secolo a Cave viene istituito un grande mercato del bestiame.
Molte sono le opere monumentali di pregevole interesse: citiamo la chiesa romanica di San Lorenzo, risalente al X secolo, il Santuario della Madonna del Campo, che ospita quadri bizantini e la chiesa di Santo Stefano, del Settecento, la quale ospita quattro opere del pittore polacco Taddeo Kuntze.
Fin dalle sue origini Cave ha sviluppato un’economia basata sulla coltivazione delle castagne, del baco da seta e del tabacco per la quale ancora si contraddistingue e proprio al tabacco e al baco da seta ha dedicato un museo.
Degno di nota è anche il Museo Lorenzo Ferri dedicato allo scultore, restauratore e sindonologo (1902-1975) sorto presso l’ex Ospedale Mattei che ospita una gipsoteca che raccoglie le sue sculture, mentre la sezione del Presepe Monumentale, nelle sale ipogee dell’ex Convento degli Agostiniani, ospita la gigantesca natività realizzata da Ferri nel 1948 con statue alte più di 4 metri.