Amianto: il killer di 3 generazioni

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04/11/2017   12:15

Storia di un killer silenzioso. Quando nel 1901 l’austriaco Ludwig Hatschek mescolò cemento e amianto per brevettare l’eternit, una fibra praticamente indistruttibile e dagli utilizzi più vari (come materiale per l’edilizia, per la coibentazione degli edifici o per la fabbricazione di tubi e vernici), ancora non poteva sospettare che la sua invenzione avrebbe causato il cancro. Sono infatti dovuti trascorrere circa 80 anni per dare un fondamento scientifico definitivo a quei sospetti, che negli anni Sessanta avviarono le ricerche mediche e le indagini ambientali. Quelle analisi hanno confermato l’esistenza di una relazione diretta tra l’esposizione a sostanze costituite d’amianto e l’insorgenza del mesotelioma. Ma nel frattempo, la polvere di amianto era stata usata anche per rivestire le navi della marina militare, per fabbricare plastica, corde, cartoni, per le tute dei vigili del fuoco, per le parti meccaniche delle automobili e perfino in alcuni processi industriali di lavorazione del vino. Nel 1992 la legge italiana ha vietato la produzione, l’importazione e l’esportazione di tutti i prodotti a base d’amianto, obbligando alla rimozione dei materiali presenti sul territorio nazionale, allo scopo di ridurre i pericoli per la salute e per l’ambiente. Il provvedimento ha riguardato soprattutto i poli industriali nazionali (i cantieri navali del Piemonte e della Liguria, le fabbriche di pneumatici della zona pontina, la siderurgia dell’area napoletana di Bagnoli, le acciaierie pugliesi) dopo che moltissimi operai specializzati, impiegati in queste fabbriche, si erano ammalati gravemente. Oggi il rischio di contaminazione da amianto sul nostro territorio è quasi completamente scongiurato ma la possibilità di contrarre il mesotelioma (una malattia non più mortale e che in Italia colpisce 19 persone ogni milione di abitanti), secondo i medici, si estende fino ai 30-40 anni successivi al contatto con questa sostanza. Infatti i nuovi casi di questo tumore si registrano soprattutto nelle zone del Nord insieme a quelle della Puglia, Sicilia, Sardegna, delle città di Latina, Salerno e Catanzaro.
La situazione oggi. Tuttavia, secondo  l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, ogni anno si registrano 6 mila morti e, dato il lungo periodo di incubazione, il picco di malattie croniche respiratorie e di tumori da amianto (mesotelioma e carcinoma polmonare) si avrà tra 15 anni.
Le malattie da amianto sono quelle trasmesse alla seconda generazione per lo più. Anche i figli nati negli anni ’50 e ’60 da un padre operaio che lavorava in un cantiere e che sono venuti a contatto con una tuta da lavoro impregnata di polvere e fibre d’eternit, sono a rischio.
Secondo l’ONA, di amianto si continuerà a morire per i prossimi 130 anni, perché ne serviranno almeno 85 per smaltirlo completamente, e ciò vale soltanto per la più rosea delle previsioni.
Infatti, esplicita il dossier, in Italia sono state individuate circa 180 milioni d’amianto ancora da bonificare.
Più di 3 milioni sono stati i lavoratori esposti alle sostanza cancerogena negli ultimi decenni.
Vecchi capannoni industriali ma anche edifici scolastici dov’è ancora presente il materiale, mettono a repentaglio la vita e la salute futura di due generazioni. Sono circa 2400 le scuole contaminate già censite, ma l’ONA teme che possano essere ancora di più.
La mortalità degli operai. Per definire la pericolosità dell’esposizione all’amianto, l’ONA, studiando il caso dell’Ilva di Taranto ha riscontrato che fra gli operai della fabbrica pugliese l’indice di mortalità da amianto è stato superiore del 50% rispetto alla media nazionale, per il personale impiegatizio (quindi esposto solo indirettamente alle polveri) e del 400% per gli operai delle fonderie.
L'amianto in Italia. Sono 34 mila i siti contaminati dal Nord al Sud della Penisola. I ricercatori del Gruppo amianto e aree ex-estrattive minerarie del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici hanno provveduto a mappare le discariche italiane e ciò ha permesso di tenere sotto monitoraggio lo smaltimento dei rifiuti, i residui d’amianto presenti e futuri (considerando le quantità che ancora dovranno essere smaltite). Classificando i rifiuti contenenti amianto (che vanno smaltiti secondo disposizioni di legge entrate in vigore nel 1992, come sopra ricordato), gli esperti del DIT hanno individuato 8 tipologie differenti (su un totale di 100 che invece riguardano i rifiuti in generale) di scarti contenenti amianto), poiché lo scopo è appunto l’eliminazione definitiva dell’amianto: anche la più piccola scoria.
L’Inail ha diffuso un documento-guida sul trattamento dell’amianto per diffonderne la conoscenza e i comportamenti da adottare.
Il Ministero della salute ha riconosciuto i mesoteliomi come malattie professionali e, da quest’anno (col decreto del 31 maggio 2017, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,  che disciplina i criteri per la concessione della pensione di inabilità per coloro che sono affetti da malattie di origine professionale derivanti da esposizioni all'amianto), la pensione di inabilità. Le domande vanno presentate entro marzo di ogni anno all’INPS. I destinatari di questo indennizzo saranno i malati di: mesotelioma pleurico, mesotelioma.  
 

 

 

(Servizio di Giuseppina Brandonisio)