Mauro Molinari: Plays

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20/01/2018   20:50

Luogo: Tibaldi Arte Contemporanea, via Panfilo Castaldi 18 - 00153 Roma
mail: r.s.tibaldi@gmail.com
Inaugurazione: sabato 10 febbraio 2018 ore 18,00
Durata: dal 10 febbraio al 3 marzo 2018
Orari: dal martedì al sabato 16,30 - 20,30
A cura di: Carlo Fabrizio Carli
Allestimento e Catalogo: Emanuela Carone

Il percorso che ha condotto Mauro Molinari a questo ciclo dei Plays è stato assai personale, versatile e dispiegato nel tempo: Molinari ha infatti alle spalle un lavoro artistico più che quarantennale.
Percorso lungo e articolato ma pur sempre caratterizzato, ed è questa una sua caratteristica saliente, dalla permanenza di motivi qualificanti, che assicurano la sussistenza di un filo rosso di continuità interna.
Da una decina di anni a questa parte, Mauro Molinari ha avuto il coraggio di mutare progressivamente registro, approdando a un cammino apparentemente assai diverso, ovvero alla scelta di una pittura d’immagine, sia pure di specie assai particolare. Ha puntato su un contesto figurale capace di rendere nuovamente coinvolgente e quindi praticabile la pittura fuori dagli ambiti tradizionali, che al nostro artista, e a molti altri, paiono usurati dal troppo impiego, dal troppo veduto. La pittura di Molinari ci si presenta con un forte sapore di contemporaneità. Guarda con intelligenza e capacità selettiva a tendenze tra le più discusse e controverse (ma vitali) dello scenario estetico internazionale, come la Street Art, il Bad Painting, il Neo Pop.
La mostra ci propone una quindicina di dipinti recenti, per lo più di grandi dimensioni eseguiti nell’ultimo decennio.
Non c’è posto in questo universo stravolto per rapporti di proporzione, di verosimiglianza, di coerenza narrativa: il nano procede accanto al gigante; ed entrambi camminano per le strade, nell’assuefazione generale; magari si affacciano alle finestre, ma non possono sporgersi, perché la loro testa è più grande del vano di apertura. O, al contrario, basta una mano aperta per occultarlo interamente; sul filo verticale di una facciata figurine indiavolate scendono con la stessa disinvoltura di come si muoverebbero in orizzontale. Una sorta di teatro dell’assurdo, insomma, che però, a ben vedere, molto assume e molto allude alla nostra periclitante vicenda quotidiana.