Quando la morte ti risolve la vita: ‘Morta zia, la casa è mia’, fino al 25 novembre al Teatro De’ Servi

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19/11/2018   11:05

Ancora fino al 25 novembre il Teatro De’ Servi (Roma) ospita la divertente commedia ‘Morta zia, la casa è mia’ scritta da Gianni Quinto da un’idea di Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi, per la regia di Marco Simeoli.
Ad interpretare i protagonisti, quattro nipoti che si riuniscono per organizzare il funerale della zia, ci sono Daniele Derogatis, Valeria Monetti, Maurizio Paniconi, Alessandro Tirocchi.

Per avere un assaggio dello spettacolo, abbiamo intervistato Tirocchi che, in coppia con Paniconi sono già una garanzia essendo il noto e travolgente duo comico seguito in radio da tantissimi fan, promettono divertimento assicurato anche a teatro.

Alessandro, qual è lo spunto su cui si basa lo spettacolo?
“Abbiamo cercato di mettere in luce la condizione in cui si trova oggi tutta la generazione di coloro che, come me e … sul palco, 35/50enni, nati tra gli anni ‘68 e gli ‘80, rispetto ai genitori realizzano molto meno pur facendo le stesse cose, quindi avendo magari lo stesso tipo di occupazione. Faccio un esempio: mia nonna, che faceva un lavoro normalissimo, tra lavoro e sacrifici riuscì a comprare la casa al mare, mentre noi oggi pur facendo tantissimi sacrifici e tre quattro lavori non solo non riusciamo neanche a comprare la prima abitazione ma stentiamo a mantenerci. Oggi, dati i tempi, si aspetta il lascito di un parente per realizzare qualcosa: pagare l’anticipo di casa, mettersi in pari con qualche ‘buffo’ (espressione romana per pagamento in sospeso n.d.r.). C’è tutta una grande generazione per cui la morte di un parente può essere la soluzione per pagare un debito o partire con una nuova attività! Quindi per tutti noi oggi la morte serve per pagare i debiti.”

Qualche indicazione sulla storia?
“La storia vede questi 4 fratelli che, morta la zia, si riuniscono addolorati e con motivazioni di varia natura. L’evento tragico è il presupposto per indurre ciascuno di loro a trarre bilanci e a confrontarsi con gli altri.”

Portate in scena una commedia?
“Si, è una commedia in cui da tutta una serie di equivoci si scatenano episodi tragicomici, si ride parecchio. In chiave comica si mettono in gioco tutti i sentimenti che legano i familiari, in questo caso i fratelli. Come diceva il grandissimo Totò ‘La morte è una livella’, noi abbiamo affrontato il tema con rispetto ma anche mostrando che, in un’epoca come la nostra che vive di disparità sociali e di classificazioni in base a quello che fai per definire chi sei, forse la morte è l’unico grande livellatore sociale. Di fronte a questo giudice più equo di tutti si impara a sdrammatizzare, tutti abbiamo sentito o vissuto il racconto di liti familiari legate ad eredità. La gente si rivede molto nello spettacolo.”

Quindi tante risate per riflettere su temi condivisi da moltissimi italiani?
“Si, cerchiamo di sdammatizzare la morte e analizzare attraverso l’ironia delle battute e delle situazioni in scena, la condizione che vivono oggi coloro che hanno dai 35 ai 50 anni, una vita galleggiando in cui si lavora per sopravvivere, emerge quindi il drammatico tema del precariato. Fino agli anni 70 ancora si riusciva a realizzare i propri sogni. Oggi non è più così, il precariato dilaga sia nel lavoro che nei rapporti personali e la gente si affida al colpo di fortuna, consapevole che diversamente, pur lavorando, non potrà realizzare i preopri sogni, semplici di comprare una casa e avere una tranquillità. Non a caso altro tema dello spettacolo è il gioco d’azzardo.”

Il pubblico come ha accolto il vostro spettacolo?
“Il pubblico si diverte molto, sentiamo tante risate in platea, poi ci vengono a dire che in effetti si ritrovano nelle situazioni dello spettacolo, ce lo confermano ogni sera durante lo spettacolo che vive anche molto teneri.”


Alessandra Battaglia