In scena “La strategia del colibrì”, il regista Massimiliano Vado svela ingredienti e segreti

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11/07/2019   17:00

Dopodomani, 13 luglio, presso i Giardini della Filarmonica di Roma andrà in scena “La strategia del colibrì” che, a partire dal testo di Roberta Calandra, vivrà una suggestiva trasposizione teatrale ricca di originalità grazie al regista Massimiliano Vado, nome famoso per essere legato anche a tanta TV e cinema.

La piece ha conquistato il pubblico fin dal debutto della scorsa primavera e, per scoprire i segreti di questo spettacolo, abbiamo intervistato il regista che ci ha concesso una divertente intervista non convenzionale che lascia trasparire le sue doti di affabulatore come parte dei suoi tratti caratteriali.

Tocco leggero e brioso come il nome con cui il regista è noto nel settore televisivo, Massimiliano Vado finisce di raccogliere i molti commenti positivi al termine delle prove e si mette subito a disposizione per l’intervista.

Massimiliano, come si fa a trasformare un testo, quello di Roberta Calandra, che poteva essere agilmente una commedia, in un trascinante e surreale sogno?

«Per capire questo testo bisogna entrare nella testa dell’autrice Roberta Calandra che io conosco perché avevo già fatto un altro suo testo, ma mi sono proprio immerso con questo secondo progetto. È una sorta di psicanalisi moderna che parla delle contraddizioni umane, di quello che sembra bianco, invece è nero, lo ha fatto con degli stereotipi, che però, messi nel contesto giusto possono contribuire alla pace nel mondo. Partendo da questo, poi certo mi piaceva sconvolgere il suo piano di scrittura e infatti abbiamo fatto virare tutto, anche trascinandolo sopra le righe e alzando tutto il livello. Quindi, seguendo questo cambiamento. tutto quello che era giallo lo abbiamo trasformato in arancione, abbiamo creato un rapporto molto forte tra tre personaggi concatenati. Altrimenti il testo era semplicemente ambientato in un ufficio con delle scrivanie e dei pc in cui probabilmente il terzo personaggio non compariva, magari c’era solo in video, ma io non amo le proiezioni, a teatro preferisco ci sia il personaggio. E quindi ho chiesto questo scenario agli attori, ho detto alle attrici: “Voglio che finite disperate, sfatte, sfinite perché l’obiettivo della pace nel mondo ha un suo peso, richiede un suo grande sforzo”. Devo ammettere che sono molto fortunato perché ho avuto un trio di attori meravigliosi che mi sono venuti dietro, facendo tutto quello che chiedevo loro. Di solito gli attori sono un po’ schizzinosi…e invece per me loro hanno sudato, si sono scritti addosso, si sono vestiti da Babbo Natale, ma il sacrificio più grande è il mio che poi entro a fare “Il Leone”…ebbene si, sono io!».

E qui, senza fare spoiler, vi assicuro che, avendo visto lo spettacolo, è stato impossibile non scoppiare a ridere immaginando il regista Vado che, lascia un attimo la consolle della regia, veste i panni del “Leone” e ritorna a dirigere lo spettacolo.

Grande intensità e vividezza di emozioni in questo giallo seducente e a tratti surreali di cui è interprete il trittico di attori composto da Valentina Ghetti, Barbara Mazzoni, Livio Beshir.

Gli attori, che abbiamo intervistato (Livio BeshirBarbara Mazzoni e Valentina Ghetti) hanno sottolineato che, con i tuoi modi paterni nel domandar loro le cose più assurde, si sono affidati a te completamente anche perché, come percepiranno gli spettatori, lo spettacolo è divertente per la ricchezza di citazioni con cui hai attinto, con passione, al meglio dell’universo del grande cinema; ti ritrovi in questo?

«Si, certo, amo moltissimo il cinema sia perché è una mia passione naturale sia perché mia moglie (Michela Andreozzi ndr) fa la regista, quindi guardiamo insieme tantissimi film, fino a 4 film al giorno, vediamo tutta la produzione nazionale e internazionale, tutti i film ai festival perché dobbiamo essere informati. In questo spettacolo ci sono alcuni miei amori, alcune musiche girate al contrario che io rielaboro musicalmente, insomma tante cose a cui tengo compreso trattare bene gli attori perché da attore, spesso quando ero più giovane, non sempre sono stato trattato bene e quindi so cosa vuol dire avere un certo atteggiamento da parte del regista. Dall’attore si riescono ad avere dei risultati bellissimi se si tratta bene l’attore».

Quindi Massimiliano, è questo il tuo segreto? La gentilezza?

«Credo di si, infatti loro inizialmente, mentre eravamo alle prove, e gli domandavo appunto di fare cose strane, mi guardavano come se avessero visto scendere un ufo; però si sono affidati, hanno creduto in me e poi si sono convinti al debutto, dove hanno visto che tutto quadrava alla perfezione».

Adesso che hai già svelato l’ingrediente segreto, allora puoi dirci anche quali sono gli altri elementi de “La strategia del colibrì”?

«Velocità e ritmo molto forti. Qui c’è il bondage, c’è “Legami” di Almodovar, “Le Iene” di Tarantino perchè fanno parte della cultura generale di tutti noi, sono parte dell’immaginario generale, sono cose che capisci ma non hai bisogno di identificare. C’è tanto sforzo fisico evidenziato dal fatto che le attrici sono più nude che vestite con gli abiti del personaggio. Questo perché volevo proprio che i miei attori esprimessero a parole e con il comportamento il proprio credo e sempre con espressività, lasciando lontani i clichè dell’abitino griffato o dei vestiti sdruciti».

Appuntamento dunque alle ore 21:30, presso i Giardini della Filarmonica di Roma, in via Flamina n.118, per vedere o, magari, rivedere lo spettacolo “La strategia del colibrì”.


Alessandra Battaglia