San Barnaba, la fede popolare e la grazia. Il libro di Ugo Onorati riscrive la verità storica

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11/06/2019   13:10

Minuziosa nella ricostruzione dei fatti e di notevole importanza culturale, l’opera di Ugo Onorati, “San Barnaba Apostolo. Storia, fede, arte, folclore nel quarto centenario della sua elezione a protettore dei marinesi”, arriva alle stampe per svelare la verità sul legame secolare che intercorre tra la città di Marino ed il suo santo patrono, dopo gli errori documentali commessi dagli storici e dalla Chiesa, nel tempo. Onorati documenta come ciò che si è sempre considerata leggenda popolare sia invece una verità storica accertata e che, proprio in questa storia, vada rintracciata la vera ragione della scelta di San Barnaba come santo patrono di Marino quattrocento anni fa.
La tradizione orale conferma il mito: ogni 11 giugno, per tre anni di seguito a partire dal 1615, la grandine s’abbatte su Marino distruggendo i vigneti e causando un grave danno all’economia locale. Allorché i contadini e il popolo intero, vedendo nel flagello atmosferico un castigo divino, decidono di raccomandare la propria anima al Signore. Consultano il calendario e scoprono che la chiesa cattolica venera San Barnaba l’11 giugno. Dunque, devoti, chidono al santo cipriota di risparmiare la loro città dalla carestia. I marinesi portano l'icona di San Barnaba in processione e così la grandine, dal 1619,  finalmenteces.sa.

Onorati nel suo libro fa notare come la Chiesa, invece, abbia sempre contrastato questa leggenda: «A partire dalla prima metà del Novecento ha preferito stendere un velo interpretativo considerato più razionale e moderno, più confacente a una fede matura e meno incline a credere ai miracoli».
Era stato infatti mons. G.B. Trovalusci (in un libricino del 1933 sulla Basilica) a scrivere: «questa narrazione ci porta chiaramente alla fede semplice dei tempi antichi e che possiamo anche accettare, non pregiudica affatto il motivo logico e presumibilmente vero per cui casa Colonna intitolò il nuovo tempio a San Barnaba Apostolo». A fargli da eco, nel 1941, è un opuscolo del sindaco filantropo Zaccaria Negroni, che conferma come l’11 giugno fosse il giorno dell’innalzamento al grado di Luogotenente Generale dell’Armata Cristiana di Marcantonio Colonna – poi tornato vincitore dalla Battaglia di Lepanto – ed esprime un commento negativo sulla credenza popolare, giudicandola con queste parole: «storielle non certo degne – diciamolo con franchezza – di un popolo civile: inventate apposta, si direbbe, per denigrare la Fede pura e immacolata».
La versione ufficiale (con tanto di giudizio denigratorio e avverso al sentimento religioso popolare) è stata ripresa anche da mons. Giovanni Lovrovich (nel suo libro “Lo vedi ecco Marino” del 1980) e da tutti gli storici successivi, compreso lo stesso Onorati, che con questo libro corregge anche i propri errori commessi in precedenza e avvalora con grande gioia la verità raccontatagli dalla nonna quand’era fanciullo.
Infatti, attraverso lo studio della cronologia, questo libro dimostra che non fu la Chiesa o la nobiltà marinese a scegliere San Barnaba quale patrono della città, ma la gente comune. L’autore, consultando i materiali d’archivio comunali pervenuti ai nostri giorni, ha scoperto una dichiarazione dell’archivista Antonio Mercuri, datata prima della Seconda Guerra Mondale, circa il ritrovamento di un documento redatto in originale dal card. Girolamo Del Sette (poi ricopiato e conservato da altri ma distrutto nei bombardamenti) che nel 1619 descrive le calamità naturali abbattutesi su Marino, la gente pregare San Barnaba, i capifamiglia marinesi riunirsi allo scopo di chiedere al Vescovo di Albano dielevato  a santo patrono della città, la formale richiesta dei cittadini inoltrata al presule, l’autorizzazione ottenuta dal card. Francesco Sforza il 4 giugno, la grandine che cessa nel 1619…
Tutto ciò avviene vent’anni prima che la famiglia Colonna avviasse i lavori di costruzione della basilica-abazia (le viene conferito il rango di una sede vescovile) sorta al centro della principale piazza del paese. Tutti i documenti storici rintracciati da Ugo Onorati dimostrano, insomma, come la scelta del santo patrono di Marino fosse stata plebiscitaria - «nata dal basso» - e come la leggenda tramandata nei secoli, tra Fede e folclore, fosse realtà.
Il libro riporta i documenti chirografici antichi e accurate informazioni storico-artistiche, sociologiche e antropologiche sul rapporto fra San Barnaba e i marinesi nei secoli.
Contiene infine una rivelazione in più: il martire fondatore della Chiesa di Milano – è considerato il santo che al suo passaggio fece sciogliere la neve e spuntare i fiori sotto i suoi piedi - è passato da Marino percorrendo un tratto della via Appia insieme a San Pietro. A fare questa scoperta è stato l’attuale abate-parroco della Basilica di San Barnaba Apostolo di Marino, mons. Pietro Massari, curatore della presentazione del libro di Onorati. Dunque la storia vera di questo legame tra San Barnaba e i marinesei appartiene da sempre alla sapienza popolare e con l’opera di Onorati riacquista la sua verità documentale, soprattutto a vantaggio dei posteri, visto che a questa nuova pubblcazione è stata allegata una raccolta plurisecolare di preghiere dedicate al santo, dal Seicento ai giorni nostri.
Il testo è reperibile presso gli uffici parrocchiali della Basilica di San Barnaba Apostolo di Marino attraverso una donazione libera che servirà per restaurare la pregiatissima tela del Guercino su San Barnaba esposta in chiesa dietro l’altare.
Per raccogliere ulteriori fondi e in occasione del quarto centenario di San Barnaba Patrono della città di Marino, il sindaco Colizza ha annunciato l’apertura di una sottoscrizione comunale. Intanto, il popolo marinese, ancora una volta sulla spinta della libera iniziativa, si è attrezzato e ha imbottigliato “il vino di San Barnaba”, in 400 esemplari, per contribuire alla raccolta dei proventi: 400 bottiglie x 400 anni di devozione  e per gli attuali 40mila abitanti marinesi: «se donassimo 1 euro a testa - ha detto Onorati -potremmo finanziare interamente il restauro della tela di San Barnaba». Infatti servono  esattamente 40 mila euro per riportare all’antico splendore il quadro del Guercino, ovviamente, a beneficio della fede, dell’arte, della cultura, della storia, delle tradizioni popolari e del turismo di Marino.