Tuo figlio è felice di andare a scuola?

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14/09/2019   09:10

Settembre segna la fine dell’estate ed il ritorno a scuola con la ripresa di tutte le attività, e se in generale è già un mese di grandi cambiamenti, tante famiglie stanno affrontando proprio in questi giorni anche l’inserimento dei piccoli all’asilo. Questa delicatissima fase rappresenta uno spartiacque cruciale tanto per i piccini quanto per i genitori ed è importantissimo viverla in serenità perché è il primo vero distacco dalla mamma e dal papà.

Per sostenere con professionalità e cura le famiglie che stanno affrontando questo passaggio, consapevoli del valore dei preziosi suggerimenti degli esperti, vi offriamo i consigli della dott.ssa Silvia Schiano, direttrice didattica del Centro Educativo bilingue di ispirazione montessoriana “l’isola che non c’è”, situato a Palestrina, proprio in fondo a via della Colombella, civico 109.

Dott.ssa Silvia Schiano, cosa può dirci sulla fase di inserimento dei piccoli?

L’inserimento del bimbo all’asilo, nido o materna che sia, è un momento davvero fondamentale e di primario interesse per qualunque genitore.

È il primo vero distacco dalla mamma e quindi va affrontato con particolare cura affinchè non sia traumatico, né per i piccini né per i grandi. È proprio con l'inserimento che ogni piccolo si affaccia al mondo. È la fase in cui si relazionerà con più persone che non fanno parte del suo nucleo familiare ed altri bimbi; imparerà a stare "nel mondo" ma sempre con i giusti modi e tempi in base alle sue esigenze. Dall’altro lato la mamma ha bisogno di imparare a riappropriarsi del suo tempo e della sua vita, ad elaborare il passaggio ed a esserne rassicurata.

Dunque la scelta della scuola giusta è quanto mai importantissima quando si tratta di inserimento. Chi di noi non ha vissuto, questo delicato momento con timori e preoccupazione? Quale mamma non si domanda nel profondo del cuore “E se non gli piacesse?”, “Se piangesse disperato perché non vuole andarci?”, “E se poi mi mancasse troppo?”, insomma “Come farò?!?”.

Dott.ssa Schiano, lei ha fondato "l'Isola che non c'è" 20 anni fa, cosa può dirci da esperta?

L’inserimento è un percorso, un percorso speciale da condividere tra famiglia ed educatrici. Il cambiamento non riguarda solo il piccolo ma tutta la famiglia e coinvolge in prima linea le educatrici e la scuola prescelta. Al centro di questo cambiamento ci deve essere sempre il bambino, non solo come vogliono i principi montessoriani ma come é comprovato dalle più valide esperienze didattiche per l'infanzia. Tutto deve essere rapportato, nel modo appropriato, al bambino. La durata dell’inserimento dipende da tante variabili legate a ciascun bambino: ognuno è diverso, ha abitudini diverse e viene accompagnato a condividere una nuova interessante avventura con tanti altri piccoli coetanei che hanno loro stessi difficoltà nell’abituarsi al nuovo e al diverso ambiente di relazione. Ma vorrei sottolineare l’aspetto più importante: inserirsi, cambiare, affrontare il nuovo, vuol dire affacciarsi al mondo e alla vita, crescere e sperimentare la bellezza delle novità e, soprattutto, della condivisione con gli altri. Questo noi insegniamo ai bambini affinchè crescano sereni, consapevoli e soprattutto felici! Non mi stancherò mai di dire che il pianto disperato non è normale. Non è vero che piange e poi si abitua. Il pianto esprime un disagio, non sempre e non automaticamente il pianto è un banale capriccio. Il compito dell’educatrice responsabile e preparata è interpretare quel disagio e offrire la giusta modalità al bimbo per superarlo con dolcezza e tanta cura. Una cosa è che il bimbo abbia delle resistenze ad inserirsi, magari può arrivare ad esprimerlo con qualche piccola lacrimuccia, questo è normale, altra cosa è sottovalutare il dolore e la disperazione che esprime. Ecco l’importanza di affidarsi a professionisti che sanno interpretare e capire le ragioni di eventuali capricci senza mai considerarli superficialmente ma neanche ingigantendoli. Spesso il bambino capisce al volo su cosa può far leva e se ne approfitta.

Ma se questa fase, adottate tutte le cautele e messi in atto tutti i consigli, continua a portare un tasso di stress e malessere che la mamma percepisce come troppo alti? Che fare?

Allora, se una volta analizzati tutti gli aspetti, il cuore di mamma non trova quella appropriata serenità, di certo occorre confrontarsi in famiglia e valutare se non sia il caso di rivolgersi ad una struttura educativa più adatta alle delicate esigenze del bimbo. Tentar non nuoce, no? Ma perseverare in una scelta che si rivela non rispondente alle esigenze del piccolo non sarebbe giusto, tanto meno educativo nel senso più forte del termine.

Ogni bambino è diverso dall’altro, ogni bimbo è un fantastico universo da valorizzare, ognuno di loro merita attenzioni, coccole, cure e tanta professionalità, la giusta misura di libertà e guida amorevole. Questo è il nostro compito, da mamme, da educatrici, da adulti. E sono i grandi che hanno il dovere di adeguarsi ai più piccoli, non viceversa. Ma è proprio questo l’importante e la cosa più bella del nostro ruolo: nel Centro Educativo “l’isola che non c’è” insegniamo al bimbo a vivere nel sociale, a sperimentare il rapporto con l’altro, con il nuovo mantenendo quel legame costante con tutto il suo patrimonio emotivo, rispettando davvero i suoi tempi, differenziando l’approccio e dedicandoci, grazie al qualificato personale di cui ci avvaliamo, a ciascun piccolo come merita e ha bisogno.

Quali elementi danno prova di un corretto percorso di inserimento?

Ogni giorno leggo negli occhi di ogni mamma la sicurezza di affidarci il suo piccolo, quella fiducia viene onorata in ogni momento della giornata con un attento e impercettibile monitoraggio per intercettare le esigenze del bimbo e valutare come meglio approcciarsi. Sono molto soddisfatta di vedere i genitori sicuri e soprattutto sereni nell’affidarci il proprio figlio o la propria figlia. E qualunque genitore dovrebbe fare in modo di agevolare l’inserimento seguendo i consigli forniti negli incontri periodici e tutte le volte che se ne sente l’esigenza. Questo forse è il valore aggiunto che qualunque persona può offrire quando ha scelto di fare il proprio lavoro per autentica passione. Certo, come dicevamo, l’inserimento è un percorso, può avere una durata flessibile a seconda del bambino proprio perché ciascun piccolo è un mondo a sé, qui interviene il ruolo dell’educatore formato per individuare e soddisfare le esigenze di ogni piccolo nel modo migliore.

Data la sua esperienza ventennale, potrebbe indicare una durata dell’inserimento?

Potrei dire che dura, di media, dalle due alle tre settimane, a seconda della scuola e delle reazioni soggettive di ogni bambino. Non c’è una regola standard ma una cosa è certa: se la mamma avverte un disagio, non è felice di come il figlioletto si sente o si trova a scuola, allora sarà il caso che si confronti in famiglia e poi valuti con la dovuta importanza la scelta fatta e il da farsi per il bene innanzitutto del bimbo, ma soprattutto del suo futuro equilibrio familiare e sociale. A scuola, fin dalla primissima infanzia, si elaborano modelli di comportamento, di relazione e si creano i presupposti per il futuro, questo è il prezioso valore da tenere ben presente nelle scelte dei genitori. Domandarsi: ma a me, sinceramente, quanto piace questo ambiente? Davvero ci trascorrerei volentieri il tempo? Che sensazioni mi trasmettono le maestre? Ricordiamoci sempre che i bambini sentono quello che prova la mamma o il papà e, se al di là del fisiologico briciolo di timore per il distacco, non ci sentiamo davvero sicuri nell’affidarlo ad una scuola, allora non c’è nulla di più educativo che capirlo e scegliere diversamente. Il vostro piccolo ve ne sarà grato e avrete dato l’esempio più luminoso e leale che un figlio si aspetta dal genitore. Fidatevi, i bimbi sono molto ricettivi e sanno capire se il vostro stato d’animo è sfavorevole o vive un disagio.